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L’indagine, condotta nell’ambito del progetto Il Filo dal Canestro, nell’anno 2008/2009 (Sepe, Onorati, Zeppetella, Folino, Totino, Mastrosanti, 2012), vuole evidenziare i cambiamenti che avvengono nelle giornate di integrazione e post-integrazione con ragazzi normodotati, rispetto alle giornate di pre-integrazione in cui i ragazzi con autismo svolgono gli allenamenti di basket.

Le ipotesi prevedono un aumento delle frequenze, per i comportamenti adeguati e, una diminuzione delle frequenze, per i comportamenti non adeguati, nelle giornate di integrazione e post integrazione. Le osservazioni svolte sono di tipo non partecipante e vengono realizzate sia durante le due giornate di integrazione, sia negli allenamenti di pre e post integrazione, nell’arco temporale di sei mesi.

I dati ricavati dalle osservazioni vengono riportati in frequenze e analizzati, attraverso la costruzione di grafici a linee.
Il campione, preso in considerazione nella ricerca, è costituito da tre ragazzi con disturbo dello spettro autistico, rispettivamente di 13, 16 e 20 anni, attualmente sono seguiti dall’Associazione Il Filo dalla Torre in diversi contesti di intervento secondo l’approccio PEIAD.
Dai risultati ottenuti emerge che, in tutti e tre i casi osservati, nelle giornate di integrazione e post integrazione, aumentano, in termini di frequenza, le capacità attentive, sia nell’ascoltare le istruzioni che nella partecipazione al compito, aumentano gli scambi di interazione sia con adulti, che con i coetanei, aumentano il sorriso e la gioia. Nelle giornate di integrazione aumentano anche i valori dell’ansia, delle stereotipie, dei comportamenti autolesionistici, degli atteggiamenti provocatori e dei comportamenti di isolamento. Questi comportamenti inadeguati si manifestano, in particolare, durante la partita di pallacanestro, caratterizzata da una scarsa strutturazione; inoltre, tale esperienza pone i ragazzi di fronte a un significativo cambiamento della loro routine. Un’altra variabile di cambiamento è la presenza, nelle giornate di integrazione, a differenza dei giorni di allenamento, dei genitori dei ragazzi autistici, che influisce sullo stato di agitazione dei ragazzi.
Rispetto alle ipotesi formulate, nelle giornate di integrazione si verifica un aumento delle frequenze sia dei comportamenti adeguati, che di quelli inadeguati. Nelle giornate di post integrazione, invece, aumenta la frequenza dei comportamenti adeguati, mentre diminuisce quella dei comportamenti inadeguati. Quindi, vengono confermate le ipotesi iniziali, rispetto alle giornate di post integrazione. Sembrerebbe che l’integrazione dei ragazzi autistici con i ragazzi normodotati abbia un’influenza positiva e che ciò si manifesti, soprattutto, nelle giornate di post integrazione.
In particolare, nelle giornate di integrazione, emergono maggiormente le capacità relazionali dei ragazzi autistici, attraverso un maggiore scambio e interazione con adulti e, soprattutto, con i coetanei, ma anche un aumento dei comportamenti inadeguati, come espressione delle difficoltà sperimentate nel confronto con i coetanei. Nelle giornate di post-integrazione, invece, aumentano gli scambi relazionali, i comportamenti adeguati e diminuiscono quelli inadeguati. Inoltre, è possibile osservare anche i cambiamenti che si verificano tra la prima e la seconda giornata di integrazione. In particolare, nella seconda giornata di integrazione diminuiscono, rispetto alla prima giornata di integrazione, comportamenti quali stereotipie, atteggiamenti provocatori e comportamenti di isolamento. I risultati della ricerca hanno una funzione puramente descrittiva, tuttavia dai dati ottenuti si può supporre che l’integrazione dei ragazzi autistici con i ragazzi normodotati abbia un’influenza positiva sia sul comportamento che sulle capacità relazionali dei ragazzi autistici sia nella fase dell’integrazione che nel post-integrazione.
Attraverso questo studio è stato possibile evidenziare la duplice “sfida” che i ragazzi con autismo hanno saputo affrontare. La prima è stata la possibilità di poter partecipare alla pratica sportiva, in particolare al gioco del basket, dimostrando quindi di essere in grado di svolgere uno sport se vengono create delle condizioni adeguate, come la strutturazione del lavoro e il sostegno e l’aiuto da parte di un operatore. Questo aspetto è tanto più importante se si pensa che solitamente nei ragazzi con disabilità vengono messi in primo piano i disturbi psicologici, tralasciando quindi la pratica sportiva, che invece offre molte occasioni di crescita e sviluppo, sia sul piano motorio, che cognitivo, offrendo inoltre occasioni di scambi e relazioni con gli altri (Sepe, Onorati, Zeppetella & Folino, 2009). La seconda sfida è quella dell’integrazione, in cui i ragazzi con autismo dimostrano di essere in grado di poter entrare in relazione con gli altri e “fare qualcosa”, come il gioco del basket, insieme ad altri. L’esperienza di integrazione nel gioco del basket con ragazzi normodotati rappresenta per i ragazzi con autismo un’occasione in cui sperimentarsi ed entrare in contatto con i propri coetanei attraverso il gioco e lo sport.
Autismo e integrazione non sono quindi due termini antitetici, ma essi possono essere pensati e messi insieme. È importante, quindi, favorire e promuovere l’integrazione con i ragazzi autistici per aiutarli ad uscire dal proprio isolamento e offrire la possibilità di dimostrare il loro impegno e le loro capacità.