Progetto “Vele Spiegate all’Autismo”

Vele spiegate all’autismo è il nome di un progetto che vede coinvolte due importanti strutture:

l’Associazione Il Filo dalla Torre ONLUS (IFdT) che da anni è specializzata in Educazione, Autismo e Disabilità e l’Associazione Volontari Mare Aperto (VMA) che si occupa di Vela solidale e nautica sostenibile; i protagonisti sono quindi due: la vela e l’autismo.

Ci si potrebbe chiedere come mai due realtà apparentemente così diverse come la vela, sport in cui è fondamentale la collaborazione fra i protagonisti, sia stato associato all’autismo, sindrome che per antonomasia viene associata all’isolamento sociale e per cui sembrerebbe difficile, se non impossibile la cooperazione.
Ed è stato proprio questo il punto che ha reso questo progetto interessante, ossia vedere come le vele si possono “spiegare” all’autismo e come l’autismo possa permettere di vedere, con occhi diversi, un nuovo modo di navigare fra le onde della vita.
Il progetto vede coinvolti 4 ragazzi autistici, due Skipper e due Consulenti de IFdT ed è nato dall’idea che la vela è una risorsa importante a sostegno delle persone con disabilità, perché oltre ad essere un’attività stimolante dal punto di vista ricreativo, ha il vantaggio di essere un’attività motoria e ludica profondamente diversa da quelle tradizionali, in cui il contatto con l’acqua e la natura sostengono il benessere psico-fisico dei soggetti coinvolti. Inoltre, l’aspetto socializzante e cooperativo sono fortemente stimolati, visto che per far sì che la barca a vela possa spostarsi e veleggiare, occorre la collaborazione da parte di tutti; il contesto di gruppo, poi, permette di nutrire l’esperienza con scambi relazionali efficaci.
Il progetto si articola in tre fasi ed ha una durata complessiva di nove mesi, ossia da Febbraio a Novembre 2016.
In ciascuna fase, sono previste uscite di allenamento in mare, laboratori a terra e la realizzazione di due week-end in barca a vela, in cui i ragazzi, attraverso la navigazione, raggiungeranno una meta prefissata, per sperimentarsi nella cooperazione in barca e nella vita di gruppo.
Le esperienze che si andranno a realizzare sono di complessità graduale e propedeutica, per permettere ai ragazzi di affrontare e superare i propri limiti, e verranno calibrate anche in base alle risposte dei ragazzi coinvolti. In linea generale, verranno accompagnati a prendere confidenza con la barca e a coordinare i loro movimenti, in base al movimento della stessa, verranno realizzate prove di manovre al timone, di virata e abbattuta, saranno organizzati giochi ed attività volti all’apprendimento delle arti marinaresche e dei principali nodi nautici, il tutto all’insegna dello spirito di gruppo e della cooperazione.

L’utilizzo della barca a vela offre ai ragazzi la possibilità di cimentarsi in un percorso di gruppo, lasciando poco spazio a comportamenti problematici e ripetitivi, favorendo un’esperienza pratica nuova, ricca di stimoli e altamente socializzante, in cui il confronto con l’altro, con il suo mondo, è parte dell’esperienza. Come detto da Dario Sepe (psicologo-psicoterapeuta) fondatore e supervisore dell’Associazione IFdT: “Il filo dalla torre è un nome che unisce due simboli: la Torre rappresenta uno spazio chiuso, quasi inaccessibile dove è necessario entrare e per entrare noi dobbiamo destrutturare i nostri codici; se vogliamo entrare nel suo mondo dobbiamo raggiungere un punto di reciprocità, di sintonia piena con la sua Coscienza per sentire quasi quello che sente lui, sapendo che lui sente in modo amplificato quello che sentiamo noi. Noi insegniamo una serie di cose a lui entrando nella sua Torre, in realtà ci accorgiamo che anche noi abbiamo una Torre e cominciamo ad esplorare la nostra Torre e il filo diventa un filo unico”.

La barca a vela, quindi, sembra essere uno strumento di apprendimento e crescita che arriva a trasformare tutto il gruppo, perché è nel rapporto, che si va a creare che si fonda il processo di cambiamento. Si potrebbe quindi pensare che il limite che tocca il ragazzo nell’imparare a “navigare la barca” è lo stesso limite che l’operatore si trova ad affrontare nell’imparare a “navigare l’autismo” dove il punto di sintesi che si crea è dato dal cooperare insieme per riuscire a cavalcare l’onda, spigando le vele al vento e guidando il timone della vita.