Storicamente i primi disabili a praticare sistematicamente un’attività sportiva sono stati individui affetti da paralisi spinale traumatica. Tale attività pionieristica ha origine in Gran Bretagna, nell'ospedale di Stoke Mandeville (Aylesbury, vicino Londra), grazie all'entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo, direttore del settore di riabilitazione motoria.
Il centro viene aperto il 1 febbraio 1944, durante la seconda guerra mondiale, ed i primi paraplegici a cimentarsi nelle varie discipline sportive sono giovani di ambo i sessi, appartenenti alle forze armate britanniche, portatori di lesioni midollari per cause belliche.
Grazie allo sport, i pazienti paraplegici del Dr. Guttmann (definito da Papa Giovanni XXIII “il De Coubertin dei disabili”) cominciano a sviluppare la muscolatura delle braccia e delle spalle, raggiungendo rapidamente risultati eccellenti e migliorando la loro abilità di usare la sedia a rotelle.
Il 28 Luglio del 1948, in concomitanza con la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra, si tengono i primi Giochi di Stoke Mandeville che diventano internazionali nel 1952, fino ad inserirsi nel contesto delle Olimpiadi di Roma del 1960. Da allora, le Paraolimpiadi sono sempre organizzate con cadenza quadriennale, nel medesimo anno in cui si effettuano le Olimpiadi.
Nel 1964, a Tokyo appare per la prima volta lo stendardo e l’inno delle Paraolimpiadi e nel 1988 (VIII edizione dei Giochi Paraolimpici) a Seul gli atleti disabili utilizzano per la prima volta gli stessi impianti e la stessa logistica dei Giochi Olimpici per normodotati. Negli anni, il movimento Paraolimpico ha aggiunto nuove classi di partecipanti con diverse disabilità: fisiche, sensoriali, mentali e il numero degli atleti è sempre aumentato.
Accanto al Comitato Paraolimpico, che opera coerentemente con i criteri dei Giochi Olimpici, con gare competitive riservate ai migliori, qualche anno dopo nasce e si sviluppa l’organizzazione internazionale di Special Olympics.
Si tratta di un programma educativo, operante ovunque nel mondo, che propone ed organizza allenamenti ed eventi solo per persone con disabilità intellettiva e per ogni livello di abilità. Le manifestazioni sportive sono aperte a tutti e premiano tutti, sulla base di regolamenti internazionali continuamente testati e aggiornati.
Nel 1988 il Comitato Olimpico Internazionale ratifica con un protocollo di intesa una convenzione nella quale riconosce ufficialmente l’organizzazione di Special Olympics International, accettando di collaborare con essa, come rappresentante degli interessi degli atleti con disabilità legate ad un deficit cognitivo o disagio mentale.
I programmi di Special Olympics sono attualmente adottati in più di 170 paesi.