La diagnosi secondo l’ICD-10

Nell’ICD-10 (1995), corrispettivo europeo del DSM IV, vengono descritti “l’autismo atipico” e “la sindrome disintegrativa dell’infanzia non altrimenti specificata”.

  Nel primo caso, lo sviluppo anomalo o compromesso è evidente solo dopo i 3 anni e sono presenti compromissioni qualitative nell’interazione sociale o nella comunicazione, ovvero comportamenti, interessi e attività limitate, ripetitive e stereotipate; nel secondo caso, invece, lo sviluppo è normale fino ai 2 anni, con successiva perdita, clinicamente significativa, delle capacità acquisite precedentemente alla stessa.

L’ICD- 10 prevede la diagnosi di autismo, in presenza di uno sviluppo anormale, o compromesso, che si manifesta prima dei tre anni, in almeno una delle seguenti aree:
a) comprensione o espressione del linguaggio usato nella comunicazione sociale, con  riferimento a:
- un ritardo o una totale mancanza dello sviluppo del linguaggio verbale che non è accompagnato da un tentativo di compensazione attraverso l’uso di gesti o della mimica come modalità di comunicazione alternativa (spesso preceduto da una mancanza di lallazione comunicativa);
- una relativa incapacità ad iniziare o a sostenere una conversazione (a qualsiasi livello di abilità linguistica) in cui vi sia una reciprocità alle comunicazioni dell’altra persona;
- uso di un linguaggio ripetitivo e stereotipato o uso idiosincrasico di parole e di frasi;
- assenza di gioco inventivo e imitativo;
b) sviluppo di attaccamenti sociali selettivi di interazione sociale reciproca che comprende:
- incapacità di utilizzare adeguatamente lo sguardo faccia a faccia, l’espressione facciale, la gestualità e la postura per regolare l’interazione sociale;
-incapacità a sviluppare (in modo appropriato all’età mentale e nonostante ampie opportunità) rapporti con coetanei che implichino una condivisione di interessi, attività ed emozioni;
-mancanza di reciprocità socio-emozionale come dimostrato dalla mancanza di risposta alle emozioni delle altre persone, o assenza di modulazione del comportamento in accordo al contesto sociale, o debole integrazione di comportamenti sociali, emotivi e comunicativi;
-mancanza di ricerca spontanea di condividere divertimenti o interessi o risultati con altre persone (ad esempio, una difficoltà a donare o mostrare ad altri oggetti di interesse personale);
c) gioco funzionale o simbolico che, infine, riguarda:
-una preoccupazione pervasiva per uno o più interessi limitati e stereotipati che sono anomali nel contenuto e nell’obiettivo; o uno o più interessi che sono anomali per l’intensità e la natura circoscritta, ma non per contenuto o obiettivi;
-adesione apparentemente compulsiva a pratiche o rituali specifici e disfunzionali;
-manierismi motori stereotipati e ripetitivi che implicano il battere o il torcere le mani o le dita, o movimenti complessi di tutto il corpo;
-preoccupazioni per parti di oggetti o per elementi non funzionali dei materiali di gioco (quali l’odore, la sensazione che danno al tatto, il rumore o le vibrazioni che producono).